La Corte EDU ha condannato l’Italia per aver impedito la trascrizione dei matrimoni e delle unioni civili contratti all’estero da cittadini dello stesso sesso, così negando qualsiasi forma di riconoscimento e tutela per le loro relazioni, prima della riforma intervenuta nel 2016.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha affermato che il vuoto legislativo anteriore all’entrata in vigore della legge n. 76/2016 è incompatibile con il rispetto del diritto alla vita privata e familiare sancito dalla Carta EDU all’art. 8.
Per i giudici di Strasburgo, pur non sussistendo un obbligo in capo allo Stato Italiano di riconoscere i matrimoni stranieri same-sex, la normativa nazionale avrebbe dovuto tutelare i diritti di queste unioni proprio in virtù dell’art. 8 CEDU.