Lo stop agli spostamenti deciso dal cd decreto iorestoacasa per fronteggiare l’emergenza Covid-19 ha sollevato diversi dubbi interpretativi sulle limitazioni imposte e sul significato da attribuire alla uniche eccezioni consentite: comprovate esigenze lavorative, spostamenti per motivi di salute, situazioni di necessità.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha cercato di rispondere alla maggior parte dei dubbi sorti, tramite delle F.A.Q. chiare, semplici e lineari.
Forse eccessivamente semplici se pensiamo alle difficoltà che una simile limitazione può creare all’interno di coppie separate con figli minori, soprattutto in quelle situazioni di accesa conflittualità.
Sul punto, si prevede che ”gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio”.
Dunque, nessun limite a prelevare i bambini presso un genitore per rispettare quanto previsto nel provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. SI tratta proprio di una “situazione di necessità” imposta da un provvedimento del Tribunale.
Problema facilmente risolto se non fosse che siamo all’interno di un’emergenza nazionale, dove non soltanto gli spostamenti sono limitati, ma le scuole sono chiuse, le attività lavorative ridotte se non sospese, il rischio di contagio altissimo.
I problemi e le questioni tra ex coniugi che in questo momento possono sorgere e accentuare ancora di più i contrasti sono innumerevoli ed è impossibile offrire una risposta univoca alle diverse esigenze che possono crearsi.
Senza dubbio, in un momento in cui le incertezze anche giuridiche sembrano vacillare, due sono i diritti fondamentali che persistono e che devono guidare ogni decisione.
In primo luogo, il rispetto del diritto alla salute nostro e degli altri, consacrato nell’art. 32 della Costituzione.
E’ questo il principio cardine del decreto presidenziale, la necessità di contrastare la diffusione del Coronavirus impone dei limiti anche a libertà fondamentali, quale la libertà di movimento, che altrimenti rischierebbero di compromettere la salute di tutto il Paese, con conseguente collasso del sistema sanitario.
In ragione di ciò, seppure come detto sia assolutamente consentito il normale svolgimento del diritto di visita e di prelievo dei figli minori, è anche vero che ogni decisione debba essere guidata dal buon senso e dalla ragionevolezza.
Occorre dunque evitare spostamenti superflui, l’utilizzo dei mezzi di trasporto e ogni situazione potenzialmente a rischio.
Occorre evitare di portare i bambini a far visita ai nonni o persone anziane, in quanto le stesse F.A.Q. della Presidenza rilevano che “gli anziani sono le persone più vulnerabili” e dunque occorre proteggerle dai contatti il più possibile.
Un imprescindibile dovere non solo genitoriale ma anche morale impone di evitare poi non soltanto che il bambino venga contagiato ma anche che possa divenire mezzo di diffusione del virus per il genitore collocatario, magari immunodepresso ovvero convivente con altri familiari particolarmente vulnerabili.
Da ultimo, non dimentichiamo che in una situazione così delicata i primi a subire le conseguenze di ogni scelta sono proprio i figli, che non soltanto vedono venir meno la loro quotidianità ma diventano vittime involontarie di ansie e preoccupazioni dei genitori.
Ecco, dunque, che occorre assumere ogni decisione nel pieno rispetto del diritto al superiore interesse del minore, un diritto che oggi merita ancora più tutela e che, qualora il buon senso non bastasse, dovrebbe indurre a deporre le armi, ad essere più collaborativi, ad ascoltare anche le esigenze dei figli ed essere pronti a riorganizzare pacificamente i tempi di permanenza con ciascun genitore.